Site icon Scienza e Movimento

Utilizzo delle pinne corte per l’allenamento nel nuoto: uno strumento utile?

Condividi

Il nuoto è lo strumento di locomozione meno efficace di cui l’uomo dispone; la velocità di avanzamento con la quale un terrestre può avanzare nell’ambiente acquatico è di gran lunga inferiore rispetto a quella ottenuta con la corsa, e al massimo eguaglia la velocità di cammino ma con un dispendio energetico assai più elevato; “rompere” il fluido acqua, che si oppone con una resistenza maggiore di quella dell’aria, risulta molto difficile soprattutto se non si dispone di una adeguata tecnica e di un ridotto drag. Proviamo a pensare alle distanze di gara nuotate in confronto a quelle disputate su pista d’atletica; se i 100 metri stile libero a livello internazionale si nuotano in tempi tra i 40 e i 50 secondi, un velocista da “track and field” li percorre in meno di 10 secondi. E così anche per tutte le altre distanze, a partire dai 200 metri fino alle distanze più lunghe da “open water”, fino ai 10 km.

Pensiamo inoltre all’allenamento che esegue un nuotatore, anche se specializzato in gare di velocità sui 100 metri; gli atleti d’élite vengono impegnati su doppie sedute giornaliere dove i chilometri percorsi sono tanti, fino a 8 per seduta, e come tutti immaginano, la variabilità nel nuoto e piuttosto limitata: esistono da sempre strumenti che aiutano i nuotatori negli allenamenti, come le tavolette e i pull-buoy, sempre presenti a bordo vasca e utilizzati anche dai neofiti della disciplina, ma è da molto meno tempo che si iniziano a vedere altri attrezzi, perlopiù nelle borse degli allenatori, come paracaduti per il nuoto semifrenato, palette dalle forme più disparate, elastici ma soprattutto pinnette. 

L’utilizzo delle pinne corte per l’allenamento del nuotatore sta riscuotendo sempre più interesse. Nate con lo scopo di potenziare gli arti inferiori, attualmente vengono usate principalmente per allenare la tecnica e coordinare l’azione degli arti superiori in situazioni di elevata velocità (bilanciamento della bracciata). Con le pinnette si può ottenere una spinta propulsiva maggiore dagli arti inferiori con relativa facilità (ricordiamo che nel crawl le gambe contribuiscono solo per il 10-15% di tutta la propulsione prodotta) perché la muscolatura delle gambe è molto più potente di quella delle braccia. Questo permette di raggiungere e mantenere situazioni di “ipervelocità” (cioè superiori alla massima velocità raggiungibile in gara) ed eseguire la bracciata con minore sovraccarico, abbinando una maggiore frequenza ad un limitato affaticamento.

Abstact of the article in English

Short fins are nowadays used as a toll for swimmers, even if they are not pure finswimmers. Athletes use these normally to improve technique and speed. Swimming in fact, is the slowest way for human being to move, and the most expensive for energy metabolism. Problem is that sometimes athletes are not able to use short fins because they are not instructed on how to do and trainer doesn’t let them practice, and in these cases the fins could even make technique worse. The aim of this study is to demostrate how much short fins can improve speed and strenght in capable swimmer, and evaluate this tool as an help for training session in water.

Scarica l’articolo in formato PDF


Condividi
Exit mobile version