Numero 14

Importanza e pianificazione di un allenamento cardiovascolare per danzatori

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I danzatori possono essere descritti come “atleti performativi”, a causa della combinazione delle abilità fisiche, artistiche e di performance richieste dalla disciplina.


Le lezioni rappresentano il loro principale metodo di allenamento, il momento in cui perfezionano gli aspetti tecnici, fisici ed estetici della danza, come flessibilità, allineamento, coordinazione.

Negli ultimi anni però molti studi hanno mostrato che le lezioni, così come le prove, non sono sufficienti per preparare i danzatori dal punto di vista fisico e fisiologico alle richieste della performance, che è stato dimostrato essere molto più intensa.

Paradossalmente, nonostante il lungo tempo dedicato alla preparazione, i danzatori, sia classici che contemporanei, non hanno una forma fisica ottimale per svolgere la propria attività, e possiedono capacità cardiovascolare, forza, potenza e resistenza, inferiori a quelle di  atleti che si interfacciano con attività ad alta intensità intermittente, come la loro.

La ragione di questo risiede nel fatto che la normale routine della danza, anche a livello professionistico, non stimola delle risposte capaci di migliorare i parametri di forma fisica nei danzatori quanto fanno i programmi di allenamento tradizionali.

Ciò che ne consegue è una suscettibilità alla fatica, sia centrale che periferica, che caratterizza questa categoria di atleti/artisti e che non solo compromette la qualità della loro performance,  ma che li predispone ad infortunio, soprattutto nei periodi di prove generali e di spettacoli, in cui gli viene prontamente richiesto di lavorare ad un’intensità maggiore e per periodi di tempo più lunghi.

Il benessere, sia fisico che mentale, una forma fisica in grado di rispondere alle richieste in modo ottimale, sono presupposti necessari per fare in modo che il danzatore possa utilizzare al meglio e senza rischi il proprio corpo come mezzo espressivo e garantire non solo la sua salute, ma anche la qualità artistica del lavoro.

Tutta la letteratura di settore evidenzia che, nonostante le richieste fisiche della danza cambino a seconda dello stile, un programma di allenamento completo, che prenda in considerazione sia le componenti aerobiche che anaerobiche del fitness, il rinforzo, il potenziamento, il lavoro sulla flessibilità e sulla coordinazione neuromuscolare, sia necessario.

Diversi interventi all’interno della 16° Conferenza Mondiale di Medicina della Danza dello IADMS (International Association for Dance Medicine & Science), hanno approfondito queste tematiche. Abbiamo deciso di soffermarci su un aspetto di questo lavoro supplementare, quello dell’allenamento cardiovascolare, la componente del fitness capace di migliorare sia sistema aerobico, sia di quello anaerobico.

Il sistema aerobico, allenato con un’attività a bassa intensità sostenuta nel tempo, è la chiave che permette al danzatore di portare avanti un’intera performance senza gli effetti negativi della fatica, ed è quello principalmente utilizzato nella danza. Nonostante questo, anche il sistema anaerobico, sia lattacido che alattacido, che consente lo svolgimento di attività ad alta intensità per brevi periodi, come una batteria di salti, è implicato nello svolgimento di alcuni momenti della performance, e va allenato e reso disponibile.

Ma in che modo? Come inserire tutto questo nella frenetica e già faticosa vita del danzatore moderno/contemporaneo, o del ballerino classico senza effetti controproducenti come problematiche di esaurimento fisico, sindrome da overwork e burn-out?

Abstract of the article in English

During the XXVII° International Dance Medicine & Science Conference held in Houston in October 2017, there have been many interventions on dancers supplementary training. Here we present an excerpt from a presentation, conducted by Meredith Butilis, PhD in Physiotherapy and physiotherapist of the Twin City Orthopedics Eden Praire (USA), on the way to design cardiovascular programs to enhance dance performance.

Research has shown that dancers often have poor strength and cardiovascular performance and are more likely to suffer with fatigue and injury.

It has been found that the traditional dance routine, made of technique classes and rehearsals, is not sufficient to prepare dancers for the more intense and physically demanding performance. That is why dancers need to incorporate a supplementary training to their routine, including the cardiorespiratory workout, both aerobic and anaerobic. This can help them achieve the demands of choreography at the intensity required of performance, without experiencing undue levels of fatigue that could lower the quality of the performance and increase the likehood of injury.

Dr. Butulis talked about the importance of periodization, that promotes gradual and systematic progression of training through pre-planned cycles (Macrocycle, Mesocycle and Microcyle), scheduled across a year. The training of each period (rehearsal, performance and the transitions between the two) should be planned using variations of intensity (Training Zones), volume, and frequency, to stress the body in different ways and reach specific fitness goals.

The aim is to achieve peak level of fitness for the performance periods, allowing recovery and avoiding overtraining.

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Fisioterapista,borsa di studio presso la University of Western Australia di Perth, ha condotto uno studio sulla Medicina della Danza presso l’Università di Nottingham, collabora per ricerche e progetti con Omar De Bartolomeo, ortopedico dell’Accademia e del Corpo di Ballo Teatro alla Scala di Milano.

Professional Diploma in Dance Studies e BA (hons) in Dance Theatre al Trinity Laban di Londra.
Ex danzatrice professionista. Dott.ssa in Fisioterapia. Collabora per progetti di ricerca col Dott. Omar De Bartolomeo, ortopedico dell’Accademia e del Corpo di Ballo Teatro alla Scala di Milano


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