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Elevation mask: vantaggi reali e ipotetici dell’allenamento simulato ad alta quota

Rubrica: Dal Web
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L’allenamento ad alta quota è spesso ritenuto uno strumento per il miglioramento delle proprie performance atletiche soprattutto per competizioni di endurance e che coinvolgono prevalentemente il potenziale aerobico del soggetto. Questa considerazione è connessa agli adattamenti fisiologici che la permanenza in montagna determina e che possono essere sfruttati in via successiva nel corso delle competizioni ad un’altitudine evidentemente molto minore.

Partendo dal presupposto che questa pratica abbia effettivamente dei vantaggi, i limiti pratici connessi con la disponibilità economica, il lavoro e gli impegni personali, rendono impossibile per la maggior parte degli sportivi sfruttare in modo proficuo i benefici  connessi con questo tipo di allenamento. Da qualche anno sono disponibili sul mercato  le elevaton mask, delle maschere da indossare nel corso degli allenamenti  che promettono, almeno nelle intenzioni, di simulare le condizioni ambientali montane per migliorare la performance sportiva senza doversi recare per periodi medio lunghi di tempo in montagna.

Per chiarire l’intero processo occorre anzitutto domandarsi per quale motivo la permanenza in quota consente degli adattamenti fisiologici che hanno poi delle ripercussioni nell’ambito sportivo. La ragione di tali adattamenti è correlata con la riduzione della pressione parziale di ossigeno e al conseguente problema dell’ipossia.  Allenandosi e adattandosi in una condizione ambientale maggiormente “ostile”,  migliora il risultato di una competizione svolta in situazioni “normali”.

La pressione parziale di ossigeno:  di cosa si tratta?

Al contrario di quello che molti sono portati a credere, la composizione dell’aria resta pressoché costante a livello del mare e ad alta quota, con una presenza di ossigeno pari al 21% circa del totale dei gas (azoto, anidride carbonica e ossigeno sono i principali costituenti dell’aria respirata). Quello che cambia tra il livello del mare e la montagna  è la pressione atmosferica che si riduce progressivamente all’aumentare dell’altitudine e di conseguenza anche la pressione parziale di tutti i gas, ossigeno compreso, subisce una riduzione.

Per comprendere meglio questo meccanismo basta immaginare la colonna d’aria che grava ogni momento su ciascuna persona, questa colonna d’aria eserciterà una pressione maggiore quanto maggiore è la sua altezza che a livello del mare sarà massima. Man mano che si sale in quota la sua altezza si riduce e diviene minore anche la pressione che esercita su persone e oggetti. I gas di cui è composta si comportano esattamente allo stesso modo e in maniera direttamente proporzionale si riduce la loro pressione, infatti per calcolare la pressione parziale di ossigeno basterà moltiplicare la sua quota percentuale rispetto alla totalità dell’aria x la pressione atmosferica:

Pressione O2 = (% di O2 nell'aria)  x (P atmosferica)

A livello del mare sarà:

Pressione O2 = 21%  x 760 = 160 mmHg

Ad una quota di 3000 la pressione atmosferica è mediamente pari a 550mmHg di conseguenza la  pressione parziale dell’ossigeno è già scesa a 110mmHg, salendo a quote ancora più alte la pressione atmosferica sarà ancora minore e anche la pressione parziale di ossigeno diminuirà progressivamente, in cima all’Everest ad esempio la pressione parziale di ossigeno e di circa 50mmHg.

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