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Ossessione per il fitness e isolamento sociale

Rubrica: Dal Web
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L’ossessione per il fitness (vigoressia), di cui altre volte si è parlato, conduce spesso a  una serie di disagi non solo di natura fisica ma anche di natura socio-emotiva e, tra questi, l’isolamento sociale. Presto o tardi le relazioni subiscono una compromissione, ci si sente bene e a proprio agio solo con chi vede le cose sotto la stessa luce, chi è disposto ad infliggersi i medesimi sacrifici e restrizioni. Le discussioni divengono monotematiche, si è continuamente impegnati a pensare al proprio corpo, al successivo allenamento e al successivo pasto, non soltanto quando si è svegli, poiché molti si spingono a puntare la sveglia nel pieno delle ore notturne per eseguire spuntini proteici ritenuti indispensabili.

Del resto questo dicono gli opuscoli pubblicitari che vendono i prodotti proteici, e il dubbio che tali affermazioni siano fatte solo per il desiderio di vendere più integratori non viene in mente. Si diventa schiavi del proprio cibo, ovunque ci si rechi lo si fa portandosi appresso dei pasti iperproteici preparati preventivamente. Viene meno perfino il ruolo conviviale che si instaura nel momento del pasto e che, soprattutto nella cultura mediterranea è fortemente radicato. Armati di contenitori in plastica ci si chiude nel proprio guscio a gustare quasi sempre gli stessi prodotti: riso in bianco, tonno al naturale e carne in scatola. Con poche varianti a base di uova sode, gallette di riso soffiato, e verdure al vapore. Il cibo diventa un elemento di rassicurazione, una sorta di talismano che rende invincibili e immuni rispetto agli inestetismi. Si guarda con disprezzo a ciò che mangiano gli altri, ritenendoli colpevoli di un destino di sovrappeso e ipotonicità.

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